L’intoccabile

Salvate il soldato De Luca

Alla fine il premier si è convinto che bisogna cambiare la legge Severino e fare un decreto per risolvere il caso De Luca. Crediamo che questa strada fosse inevitabile, perché il rischio di non dare un governo alla Campania, lo abbiamo scritto dal primo giorno rispondendo a chi ci spiegava che non ci sarebbe stato un problema, era oramai sempre più tangibile. Solo che, ci permettiamo di suggerire a questo punto, se il governo deve fare un decreto “ad personam”, per forza di causa maggiore, lo preghiamo di andare fino in fondo. Per cui, si eviti il decreto che hanno in mente a Palazzo Chigi, quello utile a sospendere il governatore della Campania solo dopo l'insediamento della giunta, in modo da consentirgli di nominare chi amministrerà al suo posto. Si faccia invece un decreto che De Luca a dispetto di tutto e di tutti debba governare e amen. Non ci si preoccupi di tutte le complicazioni che invece al consiglio dei ministri si sono subito messi intorno a discutere come se dovessero anatomizzare un cadavere. Magari qualche magistrato potrebbe contestare un'omissione di atti di ufficio al premier oppure i tempi per convertire il decreto potrebbero essere troppo lunghi, o persino la possibilità di un’assoluzione che cambierebbe l’intero scenario. Quisquilie. Si dichiari semplicemente che De Luca è un’intoccabile. Questa è una emergenza democratica, non un esercitazione di diritto amministrativo. I cittadini della Campania sono andati a votare un presidente ed hanno il sacrosanto diritto di vedere questo presidente governare, lui in persona, appunto e non un suo subalterno. Se il governo consentisse per decreto, invece, che De Luca nominasse un suo subalterno, ecco che dovrebbe anche modificare la legge elettorale regionale in Campania. Ovunque in Italia si elegge un governatore della Regione, tranne in Campania, dove governa il vice re. Meno male che Renzi ha detto che ci sarebbe ancora “uno spazio interpretativo” da colmare. Quello di non prendere in giro gli elettori. D’altra parte non ce la sentiamo di infierire sul presidente del Consiglio e del governo, fanno quello che possono, poveretti. Fra tante sberle prese un po’ dappertutto hanno vinto a Roma ed in Campania e non possono governare in nessuna di queste due sedi così prestigiose. Da una parte c’è un sindaco che non gestisce la pubblica amministrazione, dall’altra un governatore che non può nemmeno sedersi al suo posto. Visto che si perderà Marino, e meno male, si provi almeno a salvare il povero De Luca. Della dignità perduta, pazienza. Non si può avere tutto.

Roma, 24 giugno 2015